lunedì 13 luglio 2020

99 PARALISI CEREBRALE CORAGGIO

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-bili, della città e i dintorni, che abitano con le famiglie ma lavorano là. 
Ci sono altri, più gravi, che vengono solo come in un centro diurno; 
quelli che non hanno più nessuno in questo mondo rimangono la notte e giorno. 
Si capisce che queste persone disabili non lavorano da sole.
Ci sono operatori che lavorano con loro e per loro; alcuni sono parenti dei primi fondatori o altri che vi hanno trovato lavoro. 
Adesso sono due cooperative, perché con il tempo sono arrivati i cambiamenti, ma funziona tutto benissimo, e non solo vi si possono trovare consigli, ma se si ha voglia anche attività da fare. 
Spero che anche in Italia ci siano posti così, ad un raduno di giovani cattolici a cui sono stato invitata, insieme con mia figlia, hanno proiettato un breve filmato in cui un giovane ha raccontato di una impresa simile in una città vicina alla nostra. 
Il principio è quasi lo stesso, ma più moderno e aggiornato. 
Utilizzano, per esempio, strutture esistenti in città (Casa di Carità o Casa di misericordia); 
si occupano di diversi settori lavorando, organizzando e vendendo differenti prodotti; cercano di sviluppare ulteriori servizi; 
si occupano di tutti i disabili, indipendentemente dalla loro età; 
chi può lavorare, viene coinvolto nella loro formazione e partecipa al processo di lavoro sentendosi entusiasti per i risultati; 
coloro che non sono in grado di lavorare, possono stare al centro di guardia per avere compagni, per ottenere soddisfazione nel comunicare, non sentirsi da soli e abbandonati. Questa comunità lavora sotto la guida della Chiesa cattolica e sì, questo voglio fare, nel tempo che mi rimane qui, sulla Terra. 
Voglio lavorare per la creazione di una comunità simile, per trovare persone colpite come me, che pensano come me che si possa diventare amici; 
lavorando insieme, creeremo un buon posto in questo mondo, dove possano vivere e lavorare tranquilli in bontà e amore noi, le nostre famiglie, i nostri malati, e quelli che prendono le nostre idee nei loro cuori. 
Lavoriamo non solo per il presente, lavoriamo per il futuro, per la generazione che viene dopo di noi, per lasciare delle fondamenta solide per andare avanti sicuri. 
Voglio che sia fatto sui principi della nostra fede cristiana. Voglio che la chiesa ci guidi e ci dia conforto ed ispirazione. 
È molto quello che voglio? Voglio che i miei libri siano la prima pietra. 
Questa comunità ha bisogno di lavorare, di produrre, di vendere per attirare le famiglie con malati a rischio, dove possa esserci la completa fiducia tra i membri partecipanti. Lavorare per gli anni futuri, per lasciare un riparo e condizioni per una vita normale dei pazienti nel futuro, e tante altre necessità anche per quelli che verranno. 
Dovranno esserci delle regole, leggi interne, garantite, sottoscritte e autenticate, una leadership che coinvolga membri delle autorità laiche ed ecclesiastiche e i membri della magistratura per impedire l’usurpazione del potere da parte di persone senza scrupoli che lavorano contro gli interessi dei pazienti. I pazienti, i cui parenti sono stati coinvolti nella creazione di una comunità, sono i veri proprietari degli impianti, rappresentati e difesi dai loro assistenti sociali e dagli avvocati scelti da parenti. 
Ci dovranno essere norme per l’accettazione e la partecipazione al lavoro, che regolino il possesso di beni di proprietà, aggiornato e modificato solo con la partecipazione di tutti i membri della comunità, dopo una votazione a maggioranza. 
Forse la mia idea troverà un seguito. 
Per mia esperienza so che una famiglia da sola non può fare molto, non può da sola far fronte alla sfida del tempo in cui viviamo e forse ciò
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