lunedì 13 luglio 2020

100 PARALISI CEREBRALE CORAGGIO

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che scriverò nelle prossime righe vi sembrerà infinitamente familiare: 
un nostro vicino, parlando dopo qualche bicchiere di vino, ha detto quello che la gente parla della nostra famiglia dicendo 
«Sono così buoni, così buoni probabilmente da essere un può matti». 
Sì... se sei bravo, e non ostenti la tua bontà, se aiuti senza cercare una ricompensa, se simpatizzi senza chiedere niente in cambio, pensano di te che sei matto, se hai un bambino affetto da paralisi cerebrale, e ti comporti di conseguenza, loro pensano questo.
Un’altra volta una persona mi ha detto: 
«Per essere rispettato e ben accettato nella società, ti devi comportare male con gli altri!». Un altro diceva: 
«Mi sento vivo, quando disturbo gli altri. Solo così mi vedono. Quando sei buono, nessuno lo accetta, neanche ti vedono come persona!». 
A me, queste parole e queste persone che la pensano così, mi fanno male. 
Se si allontana da noi malizia, invidia e diffidenza, vivremo con l’aspirazione di lavorare e di essere virtuosi. 
Voglio provare a mettere le basi di una comunità buona, senza frasi pompose, partigianeria e sporcizia proprio per questo motivo. 
Non permettiamo che abbiano la meglio dolore, brutti pensieri, povertà, carenze e sofferenza. Dobbiamo avere diversi obiettivi da perseguire. Mettiamoci insieme per far capire a chi pensa che siamo strani che non lo siamo, che con lavoro, voglia, fede e amore possiamo andare avanti con bene anche per le famiglie colpite. 
Da soli siamo deboli, ma insieme riusciremo! Io ho le macchine da cucire: una sartoria può cominciare a lavorare subito. 
Se si trovano persone pronte per lavorare, già possiamo partire. 
Servono fede, speranza e amore, per vincere. Serve un forte spirito cristiano, con piccole iniziative, possiamo raccogliere i fondi e chissà, magari un giorno trovare la cura per tutti. Vorrei tanto che tutto questo si potesse fare, ma solo lavorando insieme. 

                 I successi incredibili 

“Successi incredibili”, mi piace chiamarli così, che ho passato io o che sono accaduti a mia figlia, a mio figlio, alla mia famiglia, credo di poterli ricondurre direttamente all’Universo, a Dio, a Gesù Cristo, lo Santo Spirito, alla Madre di Dio che sono tutti sempre con noi, ci aiutano e ci sostengono nel peccaminoso nostro cammino sulla Terra. 
La religione è l’acqua viva che dovremmo bere a manciate per far regnare l’amore tra gli umani, il rispetto tra le persone con la convinzione che il mondo possa essere meraviglioso! 
Sì, sono passata tra incredibili successi attraverso la mia credenza cristiana, sono pietre a chi mi appoggio per attraversare la strada della mia vita. 
Racconterò alcuni successi in ordine cronologico, cercando di trovare una risposta alla mia eterna domanda: 
Perché... perché a me è successo questo? 
La prima storia che voglio raccontarvi, a mio avviso non è associata con il cristianesimo, ma dopo quarant’anni, analizzando la mia vita, penso che se avessi scelto questa strada, non sarebbero accaduti altri eventi legati alle mie convinzioni cristiane e la mia vita avrebbe preso la strada “normale”, quella delle altre 499 famiglie qui sulla Terra. 

1) Quando avevo 24 anni, un anno prima del concepimento di mia figlia, davanti me è come apparsa – è veramente venuta dal nulla – una giovane e bella ragazza zingara, che ha insistito per mettermi un amuleto al collo. 
Dentro dovevo mettere un pezzetto di una zampa di pollo, di un pipistrel-
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