lunedì 13 luglio 2020

98 PARALISI CEREBRALI CORAGGIO

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totale per i nostri figli, se sono in grado di lavorare e quindi aiutarli a diventare indipendenti 
- perché insieme saremo sempre più forti. 
Il mio consiglio per i miei fratelli e sorelle nel destino: 
- non abbiate paura di comunicare con le persone come voi; 
- vi aiuterete e insieme abbatterete la tensione 
- non permettete che nelle vostre case si stabilisca definitivamente la disperazione 
- sappiamo che siamo forti e sappiamo come vivere con fede e sole negli occhi e nei cuori 
- i nostri figli, fratelli o sorelle, aspettano le nostre cure, di cui hanno disperatamente bisogno, 
e il nostro migliore sorriso, una battuta, o una storia allegra; 
non lo scordate mai, soprattutto per i pazienti più gravi: 
noi siamo il loro universo che deve essere buono, piacevole, sereno e caldo. 
Noi abbiamo i nostri problemi ma li risolveremo solo imparando a godere di ogni piccolo successo, ad osservare l’amore sconfinato e dedicando loro anche il nostro ultimo respiro... questo è il nostro destino. 
Ci sono famiglie in cui la paralisi cerebrale si è stabilita in modo permanente e sono i membri della famiglia i più colpiti. 
Di solito nei piccoli centri ci conosciamo tutti tra di noi; impariamo a stare vicini a queste famiglie, ai più vulnerabili e sofferenti. Possiamo sempre trovare una scusa per andare a trovarli, per portare loro qualcosa e far capire che hanno una persona vicina e di fiducia su cui fare affidamento. 
Queste famiglie molto più frequentemente sono vittime di truffe e i crimini avvengono anche da parte di presunti funzionari. 
Non vi faccio scoprire l’America. Qualcuno lo ha già fatto prima di me. 
Tanti anni fa, nella città dove vivo adesso, le famiglie dei bambini e dei ragazzi con paralisi cerebrale e Down si sono riuniti: 
hanno deciso di creare per i malati e per loro stessi dei posti di lavoro. 
Ognuno ha dato quello che aveva o ha partecipato con quello che guadagnava... erano gente buona, dei lavoratori, agricoltori, allevatori, artigiani. 
Hanno acquistato terreno, 
hanno aggiunto una parte di fattoria e hanno creato stalle per gli animali, 
occupandosi anche del fieno; 
hanno pensato anche ad una mensa, per non perdere tempo a mangiare a casa. 
Poi gradualmente hanno costruito un edificio, dove si può vivere, 
anche dormire, quando si è rimasti fino a tardi; i loro figli sono stati accolti là, 
mentre loro lavoravano vicino. 
Uno dei fondatori è stato un pittore. 
Lui ha creato un gruppo per impegnarsi in questa attività; 
un altro era un falegname, ha creato un laboratorio per il restauro di mobili antichi. 
Gli allevatori hanno curato gli animali, allevati per vendita. 
Alcune delle donne hanno cominciato a crescere e vendere i fiori. 
Vigneti erano coltivati insieme agli orti. 
Molte persone provenienti dalla città per fare acquisti da loro: 
ne conoscevano gli intenti e volevano collaborare. 
Ci sono sempre molti bambini e giovani e in tanti si occupano dei disabili più gravi mentre gli altri lavorano: 
c’è sempre qualcuno a prendersi cura di tutti. Così sono andati avanti per anni e anni, con lavoro, comprensione e progresso. 
Un membro di questa associazione è stato eletto sindaco della città, per le sue capacità organizzative e gestionali. 
Io abito in questa città da nove anni ma questa cooperativa ha più di cinquanta anni. 
E ancora gestita così come è stata creata: 
ci sono disabili che vivono là giorno e notte, la mensa funziona ancora; 
ci sono gruppi per il restauro dei mobili, per la pittura e per la pulizia. 
La vigna, l’orto e i fiori ci sono ancora. Hanno pulmini, con cui vengono e tornano i disa
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