lunedì 13 luglio 2020

95 PARALISI CEREBRALE CORAGGIO

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di bene... 
In quei giorni però, per noi il mondo era diventato deserto! 
Capisco! 
Ognuno ha una casa. 
Ognuno ha suoi obblighi. La badante che curava mia figlia è andata via cinque minuti dopo il mio ritorno, arrabbiata e brontolando. Di solito lavorava così: 
primo giorno 12 ore durante il giorno; 
secondo giorno 12 ore durante la notte; 
terzo giorno, non lavorava; 
quarto giorno, non lavorava. 
In quei 3 giorni e mezzo il suo programma era sbagliato. 
Mio nipote, di cui ci siamo presi cura per 10 anni, non ha trovato tempo per dare alla badante qualche ora per riposarsi. 
Sono sicura che non siamo l’unica famiglia che ha vissuto una situazione così brutta. 
Il dolore e il risentimento con il tempo passano e abbiamo imparato a perdonare! Questa esperienza ci ha reso ancora più chiaro come solo le istituzioni possono essere d’aiuto a famiglie come la nostra, non solo nei momenti estremi, ma anche nella quotidianità. Non possiamo andare da un’amica, per lasciare il nostro bambino a casa sua, o a giocare con i suoi bambini, o a dormire una notte con loro, come fanno gli altri. 
Possiamo cercare aiuto di persone, che ci porta la fortuna in quel preciso momento. 
Lo sapete voi, lo so anch’io, che questo sarà un miracolo. 
I miracoli però succedono raramente nella vita, o non succedono mai. 
Anche se dobbiamo stare con i piedi per terra, non dobbiamo vivere con delusione e amarezza, perché la salute dei bambini ha bisogno di cure specialistiche e di persone mentalmente pronte a prendersi cura di loro. E poi? 
Poi sono necessari i servizi di assistenza sociale per i malati, e luoghi cui si possa accedere in caso di emergenza anche per una momentanea custodia, e che coinvolga tutti i pazienti bisognosi, in base alla gravità della situazione. 
Con poche parole servono: 
1) cure (sicure, adeguate, tempestive); 
2) assistenza di vario tipo. 

                     Casa protetta 

Ecco come funziona una casa per le persone poste sotto custodia nella città in cui vivo. Questa casa si chiama Casa protetta. 
È di proprietà del comune ed è organizzata come una istituzione sociale. 
È gestito da infermieri e inservienti che devono sottoporsi a una formazione speciale per lavorare con i disabili. 
I medici vengono per la consultazione o in caso di emergenza. 
La casa protetta di cui scrivo ha tre reparti: 
- primo reparto: 
funziona come una struttura, dove abitano le persone che non hanno nessuno e di cui si prendono cura; vi risiedono notte e giorno, fino all’ultimo giorno della loro vita; 
- secondo reparto: 
funziona come centro diurno; le persone con i loro mezzi o quelli della casa protetta vengono al mattino e tornano a casa propria la sera. Tutto il giorno stanno insieme in compagnia e sono sotto il controllo e le cure degli infermieri. Sono persone che vivono da sole, ma anche persone che hanno famiglie che purtroppo non possono prendersi cura di loro; 
- terzo reparto: 
è di persone che stanno là notte e giorno, ma solo per qualche periodo di tempo, dopo gravi operazioni, per esempio, quando le famiglie hanno qualche problema a casa e non possono prendersi cura efficacemente dei loro malati. Se le persone che vivono in questa casa hanno bisogno di cure ospedaliere, vengono spostate in ospedale. 
La sistemazione nella casa avviene in questo modo: la famiglia richiede assistenza al medico familiare che annota
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