lunedì 13 luglio 2020

94 PARALISI CEREBRALE CORAGGIO

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 brutti problemi quotidiani e vincere la battaglia contro la paralisi cerebrale. 
Nel centro diurno i ragazzi vivono come in una grande famiglia. 
Loro hanno tanta buona energia e amore, come in un universo in cui la comunicazione avviene a livelli più alti di quelli che si trovano nella vita di solito. 
Ogni tanto ci sono dei problemi con gli operatori che lavorano con loro perché anche loro sono persone e dopo tanto tempo può accadere che non riescano a comunicare e a capirsi, del resto anche loro sono esseri umani con i loro problemi. 
Purtroppo senza cuore pieno di bontà e aperto di fronte a loro – questi angeli terreni – non possono lavorare. 
Come i ragazzi, così anche gli operatori possono sentirsi male e sfortunati. 
I ragazzi aspettano le riunioni per raccontare le loro esperienze, altri appena vengono a prenderli, si salutano e si abbracciano... sono così dolci e coccoloni. 
Sono contenta che mia figlia si senta felice. Ho scritto tanto per il centro diurno perché vi avvengono cose bellissime. 
Quello, che manca, secondo me, è una maggiore differenziazione tra persone disabili. Come in una scuola ci sono programmi per diverse età, così nei centri si devono fare programmi diversi in base al tipo di ritardo. 
Di quelli con grave ritardo, per esempio, si dovrebbe scrivere minuto per minuto cosa c’è da fare –andare in bagno, acqua, cammino, mangiare, musica, ginnastica – altrimenti si rischia di scordarlo e che non ci sia servizio per loro! 
Sempre si deve capire che a loro piace il silenzio, la tranquillità, i gesti lenti, i sorrisi, la musica non forte. 
A loro piacciono le carezze e un massaggio specifico per la schiena dorsale e vicino alla testa: si calmano subito. 
Secondo me, se con questi gruppi si lavora più tempo in modo particolare, così come è adatto per loro, i risultati si vedranno subito. 

            Centro per sistemazione temporanea 
                              Casa protetta 

La vita di mia figlia e quella della mia famiglia sono segnate da serie di problemi. 
Due anni e mezzo fa, la famiglia era divisa: 
-io con mio figlio lavoravamo in Italia;  
-marito e mia figlia erano rimasti in Bulgaria. Siccome per ventinove anni avevo vissuto con lei come un unico organismo, quando eravamo divise soffrivo all’infinito per la separazione. Mio marito lavorava a turni perciò, quando non era a casa, aveva preso una badante, che curava nostra figlia. 
Lavorava con la corrente ad alta tensione (11.000 volt). 
A causa dei tanti problemi a lavoro, in casa e con nostra figlia (le badanti se ne andavano dopo due settimane di lavoro), si è ammalato ed è stato ricoverato in ospedale; 
mia figlia è rimasta a casa da sola con la badante. 
Mio marito mi ha chiamato dall’ospedale quando ha potuto. 
Erano passati due giorni.
 Non potevo partire lo stesso giorno. 
Ho trovato biglietto aereo il giorno successivo, ma dalla capitale Sofia alla nostra città occorrevano ancora cinque ore di treno. Quando sono arrivata a casa, l’ho trovato in totale disordine e la donna, cinque minuti dopo il mio arrivo, è andata via. 
In quelli 3-4 giorni con mio marito all’ospedale ed io ancora in Italia, ho chiamato al telefono tutti gli amici e i parenti che pensavamo potessero aiutarci, 
che fossero, credevamo, 
disposti a darci una mano in quei terribili giorni, 
o con nostra figlia o con la casa. 
Se solo vi immaginaste quante persone giravano intorno a noi quando avevamo il nostro negozio! 
Parenti e amici ci giuravano di volerci un mondo
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