martedì 30 giugno 2020

19 PARALISI CEREBRALE CORAGGIO

....continua dalle 18


Verso le due, dopo pranzo, hanno cominciato con il forcipe, e poi a vuoto, e poi di nuovo forcipe e poi di nuovo vuoto... fino alle otto di sera. 
Si alternavano infermiere, ostetriche e inservienti, ma non è venuto a vedermi nessuno medico. 
Dove erano? 
Mettendo dentro di me il forcipe, sentivo che mi tagliavano a carne viva, piangevo per me e per mio bambino, ero in preda al terrore, pensavo che questo ferro lo usavano addirittura durante l’Inquisizione е proprio per me lo avevano portato in quel reparto, e adesso io e il mio bambino avremmo sofferto come torturati. 
Tutto il tempo brontolavano che non riuscivo a partorire, perché ero vecchia, ma avevo solo venticinque anni e sei mesi! 
Non tacevano mai e in tutto quel male che sentivo, volevano sapere tutto della mia vita, da quanto tempo ero sposata, quanto tempo dopo il matrimonio ero rimasta incinta, e dopo di nuovo brontolarono che se non avessi studiato all’università, se mi fossi sposata prima, sarebbe stato meglio per me e per bambino. Torcevano il mio stomaco selvaggiamente e senza pietà. 
Saltavano su di me sudate, pesanti, grasse. 
Mi ricordo bene le ore, perché proprio davanti miei occhi vedevo a parete un orologio. 
Verso le sette e mezzo della sera ho sentito le sirene delle ambulanze. 
Vicino a me sentito dire che le ambulanze stavano andando in giro per la città per cercare un medico che doveva operare. 
In quel momento non compresi che cercavano un medico che operasse me. 
Era domenica sera. 
Verso le otto qualcuno disse che dovevano farmi un taglio cesareo e poco dopo già mi avevano portato in anestesia... le ultime parole che sentii furono: 
«Il bambino è andato, speriamo di salvare almeno la madre». 
La notte, verso l’una e trenta, mi hanno svegliato dall’ane-

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