lunedì 13 luglio 2020

92 PARALISI CEREBRALE CORAGGIO

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hanno bisogno di maggior riposo per essere poi più carichi per fare maggior progressi. 
Per mia figlia, che è tutta la giornata in sedia a rotelle, tutto ciò può creare nervosismo, ma in generale il tempo passato al centro diurno la rende felice. 
A casa tutto il giorno è in movimento, a volte strisciando, a volte con movimento sui mobili. Alternando i giorni può mantenersi attiva ma anche avere il tempo di assimilare ciò che apprende. 
Nei giorni in cui i ragazzi vanno al centro diurno, hanno un programma da seguire che risponde a diversi obiettivi: 
esercizio, camminate a piedi, visite nella piscina calda o fredda (a seconda della stagione), palestra o stadio (a seconda della stagione e delle sue capacità personali e delle necessità). 
A mia figlia per esempio hanno prescritto allenamento quotidiano con il camminatore – girello medico – e camminata al braccio con un operatore. 
Guardando le sue scarpe consumate, capisco che gran lavoro stanno facendo con lei. 
Altre attività coinvolgono la musica... forse uno delle più amate. 
Alcuni sono capaci di cantare le canzoni più popolari, altri battono le mani a ritmo, ci sono quelli che usano accenti o la tastiera dello strumento musicale, tentando di riprodurre la base. 
In generale, questi bambini sono molto musicali. 
Nella stessa sala poi vedono video o film brevi e cercano di raccontarlo o ricrearlo ed organizzano giochi di società. 
Lavoro nel centro diurno 
La cosa che più mi piace e che reputo più importante è che nel centro diurno si lavora, si produce. 
Ogni tanto, nelle ore lavorative, si preparano cibi e dolci per pranzo o per merenda. 
I ragazzi prima fanno la spesa; hanno il compito di contare quanti prodotti servono e quanto si deve pagare. 
Preparano quello che hanno deciso. 
Per ultimo, preparano da mangiare, che è la cosa più aspettata e ricevono sempre tanti complimenti e i ringraziamenti di tutti i ragazzi e degli operatori. 
Il centro diurno non è un lusso, è una possibilità per persone disabili o anziane. 
È necessario organizzarne in città, nei comuni, nei quartieri diversi nelle grandi città. 
È un modo per far vedere che c’è un altro mondo oltre al dolore, la pazienza e la rassegnazione, è un modo per affrontare la quotidiana lotta con il male che ha portato il destino nelle nostre vite. Nel centro diurno frequentato da mia figlia, lavorano una decina di operai e insegnanti. 
Due di loro hanno i figli malati come i ragazzi che seguono. 
Quando loro sono a lavoro, io subito lo capisco perché mia figlia torna tranquilla: 
lavorano con anima e cuore, capiscono come si deve lavorare con i ragazzi... ossia solo con puro amore. 
Lavorare in questo modo è una speranza per il domani, la speranza che le cose non vadano sempre male ma che anzi, desiderandolo fortemente, diventi possibile realizzare una vita migliore per molti. 
Scrivendo queste righe, mi sono ricordata della mia famiglia quando stavamo in Bulgaria. 
Non sarebbe così difficile fare un centro diurno dove abitavamo e pensare quanto sarebbe potuto essere d’aiuto soprattutto con quei miei familiari – genitori, nonni e bisnonni – che sono vissuti in salute e sono stati di molto aiuto, finché purtroppo la vecchiaia ha portato la malattia, anche mentale. 
Quando mi ricordo la storia della mia famiglia, mi rendo conto che il mio bisnonno da parte di mia madre e le mie due bisnonne, che ho trovato in questo mondo vive e con buona salute, se ne sono andate da questa vita per vecchiaia 
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