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Necessità di assistenza pubblica
Assistente sociale
Non c’è migliore coadiuvante per una famiglia con persona malata di paralisi cerebrale di un assistente sociale.
Le famiglie dei malati con paralisi cerebrale sono esse stesse parte integrante e indivisibile della società.
La malattia, infatti, provoca problemi, ma c’è differenza se il paziente viene trattato e curato in una famiglia sana e unita, altrimenti l’intera famiglia è a rischio.
I bambini abbandonati dai loro genitori crescono in strutture ed hanno bisogno di assistenza sociale per la protezione dei loro interessi.
Con grande rammarico, lo Stato, la società e le istituzioni si occupano di criminali, drogati, prostitute, truffatori e ogni sorta di altri criminali... tutti assolutamente sani, in grado di lavorare e guadagnarsi da vivere.
Mettiamo inoltre sulla bilancia tutta la polizia coinvolta, i tribunali, le carceri e i relativi supporti.
I giornali, le televisioni e la radio ne parlano continuamente...
Quanti soldi dei contribuenti vanno in questa direzione?
E tutti coloro invece che da quando sono nati non possono lavorare?
E briciole dal tavolo della società a volte mancano!
Io non voglio fare politica.
Voglio aiutare i bisognosi.
Voglio che il pubblico li veda.
Io sono madre in una famiglia con bisogni speciali!
Voglio mostrare chi siamo, quali sono i nostri problemi, e far capire come è possibile aiutarci. Prima, però, volevo raccontare le storie delle varie famiglie che nel tempo sono venute da me per cercare un consiglio o un aiuto.
In altre parti del libro ho scritto che, per prendersi cura dei bambini e dopo dei nostri vecchi e malati genitori, “ho gettato le mie due lauree all’aria” e che ho aperto un negozio nella casa dove abitavamo per essere costantemente a casa.
Ho avuto diverse persone che hanno lavorato con me per aiutarmi.
In quelli tredici anni, quando lavoravo nel mio negozio, avevo la possibilità di contattare e fare amicizie con famiglie che avevano il mio stesso problema familiare.
Voglio raccontarvi i loro diversi destini, i loro problemi, il male e la gioia.
Spesso cercavano i miei consigli.
Lo racconto anche per far vedere allo stato, al governo e ai comuni, che queste persone hanno veramente bisogno di aiuto e di cure.
Voglio raccontarvi il destino di queste persone per giustificare la necessità di cura e di assistenza che la società deve dare loro.
Faccio notare che i miei dati risalgono a nove anni fa.
Probabilmente alcuni degli esempi che ho dato sono evoluti nel corso del tempo... speriamo almeno!
Che Dio li abbia aiutati per bene!
1) Una famiglia che conoscevo bene ha aspettato tanti anni per avere dei bambini. Hanno fatto tanti trattamenti e altrettante cure. Quando pensavano si essere ormai troppo vecchi, è nato il primo bambino.
Subito dopo di lui, nello stesso anno, è nato il secondo bambino con paralisi celebrale. Avevano avuto le stesse cure per entrambi i bambini, ma secondo me erano troppo avanti con l’età.
Per il dispiacere, la madre se ne è andata da questo mondo troppo presto e il padre è rimasto da solo.
La sua vita la viveva così, cercando di non far sentire ai ragazzi che la mamma non c’era più.
Il grande si è laureato.
Per il lavoro e di brutti pensieri è morto anche il papà e sono rimasti i ragazzi da soli.
Il grande ha buttato via la laurea e con la pensione e i soldi dell’accompagno vivevano insieme in una casa famiglia.
In Bulgaria non c’erano a quei tempi i centri diurni, ma solo ricoveri, dove lasciavano i ragazzi;
i ricoveri funzionavano così: firmavi e
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Necessità di assistenza pubblica
Assistente sociale
Non c’è migliore coadiuvante per una famiglia con persona malata di paralisi cerebrale di un assistente sociale.
Le famiglie dei malati con paralisi cerebrale sono esse stesse parte integrante e indivisibile della società.
La malattia, infatti, provoca problemi, ma c’è differenza se il paziente viene trattato e curato in una famiglia sana e unita, altrimenti l’intera famiglia è a rischio.
I bambini abbandonati dai loro genitori crescono in strutture ed hanno bisogno di assistenza sociale per la protezione dei loro interessi.
Con grande rammarico, lo Stato, la società e le istituzioni si occupano di criminali, drogati, prostitute, truffatori e ogni sorta di altri criminali... tutti assolutamente sani, in grado di lavorare e guadagnarsi da vivere.
Mettiamo inoltre sulla bilancia tutta la polizia coinvolta, i tribunali, le carceri e i relativi supporti.
I giornali, le televisioni e la radio ne parlano continuamente...
Quanti soldi dei contribuenti vanno in questa direzione?
E tutti coloro invece che da quando sono nati non possono lavorare?
E briciole dal tavolo della società a volte mancano!
Io non voglio fare politica.
Voglio aiutare i bisognosi.
Voglio che il pubblico li veda.
Io sono madre in una famiglia con bisogni speciali!
Voglio mostrare chi siamo, quali sono i nostri problemi, e far capire come è possibile aiutarci. Prima, però, volevo raccontare le storie delle varie famiglie che nel tempo sono venute da me per cercare un consiglio o un aiuto.
In altre parti del libro ho scritto che, per prendersi cura dei bambini e dopo dei nostri vecchi e malati genitori, “ho gettato le mie due lauree all’aria” e che ho aperto un negozio nella casa dove abitavamo per essere costantemente a casa.
Ho avuto diverse persone che hanno lavorato con me per aiutarmi.
In quelli tredici anni, quando lavoravo nel mio negozio, avevo la possibilità di contattare e fare amicizie con famiglie che avevano il mio stesso problema familiare.
Voglio raccontarvi i loro diversi destini, i loro problemi, il male e la gioia.
Spesso cercavano i miei consigli.
Lo racconto anche per far vedere allo stato, al governo e ai comuni, che queste persone hanno veramente bisogno di aiuto e di cure.
Voglio raccontarvi il destino di queste persone per giustificare la necessità di cura e di assistenza che la società deve dare loro.
Faccio notare che i miei dati risalgono a nove anni fa.
Probabilmente alcuni degli esempi che ho dato sono evoluti nel corso del tempo... speriamo almeno!
Che Dio li abbia aiutati per bene!
1) Una famiglia che conoscevo bene ha aspettato tanti anni per avere dei bambini. Hanno fatto tanti trattamenti e altrettante cure. Quando pensavano si essere ormai troppo vecchi, è nato il primo bambino.
Subito dopo di lui, nello stesso anno, è nato il secondo bambino con paralisi celebrale. Avevano avuto le stesse cure per entrambi i bambini, ma secondo me erano troppo avanti con l’età.
Per il dispiacere, la madre se ne è andata da questo mondo troppo presto e il padre è rimasto da solo.
La sua vita la viveva così, cercando di non far sentire ai ragazzi che la mamma non c’era più.
Il grande si è laureato.
Per il lavoro e di brutti pensieri è morto anche il papà e sono rimasti i ragazzi da soli.
Il grande ha buttato via la laurea e con la pensione e i soldi dell’accompagno vivevano insieme in una casa famiglia.
In Bulgaria non c’erano a quei tempi i centri diurni, ma solo ricoveri, dove lasciavano i ragazzi;
i ricoveri funzionavano così: firmavi e
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