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raccontava di un padre e di suo figlio.
Nel film vedevo come questo ragazzo facesse dei gesti con le mani, che erano per me conosciuti, perché li faceva anche la mia bambina: ho capito che anche quel ragazzo aveva i funghi. Ho fatto anche un’altra scoperta. Quando facevo volontariato presso la Casa di carità, c’era una ragazza che abitava là e che non stava tanto bene; anche lei aveva la stessa malattia e soffriva di funghi.
Non ne sono sicura al 100%, credo che solo un dottore potrebbe dire la verità. Da quando la pelle di mia figlia è più sana, è anche più tranquilla: senza parole, ma con voce e gesti, riesce sempre a far comprendere a tutta la famiglia cosa vuole... ed è anche un po’ monella, dopo le cure e le carezze!
In questo libro volevo raccontare di tutti i trattamenti che abbiamo fatto in anni e anni, per aiutare la gente con il mio stesso destino ad affrontare questa malattia. Se qualcosa non è andato bene per noi, forse potrà essere utile per voi.
Mi sentirò felice, se capirò che ho aiutato qualcuno, altrimenti, se non succederà, non ci sarà nessun problema... l’importante è che qualche angelo e la sua famiglia possano fare passi avanti.
Quaranta anni fa si parlava molto di un dottore, Petar Dimkov. È una lunga storia come siamo arrivati a lui, ma non potete immaginare neanche quanto triste: c’è gente brutta che vive delle sfortune degli altri.
Per prendere appuntamento con lui, abbiamo pagato con bellissimi grembiuli e tovaglie lavorate a mano del corredo delle nonne, che adesso, ma anche in quegli anni, erano considerati assai preziosi.
Lui lavorava senza essere pagato, e spero non sapesse cosa gli succedeva intorno.
La visita avvenne in una camera buia, con una lampada accesa sul tavolo. Con una grande lente da ingrandimento, guardava ed esaminava le pupille di mia figlia.
Era vicino ai novant’anni. Dicono che fosse un discepolo di Peter Deunov - Benasa Duno, della Fraternità bianca.
Faceva tutto in silenzio e poi ci ha dato un grande rotolo di materiali, dove era descritto come condurre la terapia.
Per molti anni ho conservato questi fogli. Forse sono ancora conservati da qualche parte nella mia casa.
Siamo tornati a casa pieni di speranza. Leggevo e seguivo esattamente le istruzioni.
Il trattamento era molto complicato.
Funzionava solo con erbe e un impacco, che andava impastato ogni giorno o al massimo ogni due giorni.
Si fasciavano con l’impacco e con benda le mani, le gambe, la pancia, la testa, ovunque ci fosse attività spasmodica, la mattina, a mezzogiorno e la sera.
Lo si faceva anche alla testa, ricoprendola poi con la plastica e gli asciugamani.
Di notte era un vero orrore perché questo impasto con il calore aumentava.
Bisognava abbinarci anche una dieta particolare. Per ciascuna parte del corpo, nella pasta andavano aggiunte diverse erbe, che variavano negli ingredienti anche in base al giorno.
Chiunque fosse interessato, troverà sicuramente tutte le informazioni in biblioteca, forse anche su Internet, ma non ho controllato.
Mi ricordo bene che in più nella pasta dovevo aggiungere farina di senapa e ippocastani macinati. Tutto era tremendamente complicato, produceva inquinamento e richiedeva molta manodopera.
Inoltre, l’odore di pasta acida è schifoso. Dopo 2-3 mesi non lo sopportavo più.
Il risultato? Non c’era alcun deterioramento. Come se gli spasmi fossero un po’ diminuiti; le erbe avevano sicuramente un effetto calmante e ciò non era male.
Se avete voglia, provatelo.
Il continuo del mio racconto, invece, vi dimostrerà quanto siano importanti le passeggiate e il movimento. Un giorno, per la strada, un camionista da un’altra parte
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raccontava di un padre e di suo figlio.
Nel film vedevo come questo ragazzo facesse dei gesti con le mani, che erano per me conosciuti, perché li faceva anche la mia bambina: ho capito che anche quel ragazzo aveva i funghi. Ho fatto anche un’altra scoperta. Quando facevo volontariato presso la Casa di carità, c’era una ragazza che abitava là e che non stava tanto bene; anche lei aveva la stessa malattia e soffriva di funghi.
Non ne sono sicura al 100%, credo che solo un dottore potrebbe dire la verità. Da quando la pelle di mia figlia è più sana, è anche più tranquilla: senza parole, ma con voce e gesti, riesce sempre a far comprendere a tutta la famiglia cosa vuole... ed è anche un po’ monella, dopo le cure e le carezze!
In questo libro volevo raccontare di tutti i trattamenti che abbiamo fatto in anni e anni, per aiutare la gente con il mio stesso destino ad affrontare questa malattia. Se qualcosa non è andato bene per noi, forse potrà essere utile per voi.
Mi sentirò felice, se capirò che ho aiutato qualcuno, altrimenti, se non succederà, non ci sarà nessun problema... l’importante è che qualche angelo e la sua famiglia possano fare passi avanti.
Quaranta anni fa si parlava molto di un dottore, Petar Dimkov. È una lunga storia come siamo arrivati a lui, ma non potete immaginare neanche quanto triste: c’è gente brutta che vive delle sfortune degli altri.
Per prendere appuntamento con lui, abbiamo pagato con bellissimi grembiuli e tovaglie lavorate a mano del corredo delle nonne, che adesso, ma anche in quegli anni, erano considerati assai preziosi.
Lui lavorava senza essere pagato, e spero non sapesse cosa gli succedeva intorno.
La visita avvenne in una camera buia, con una lampada accesa sul tavolo. Con una grande lente da ingrandimento, guardava ed esaminava le pupille di mia figlia.
Era vicino ai novant’anni. Dicono che fosse un discepolo di Peter Deunov - Benasa Duno, della Fraternità bianca.
Faceva tutto in silenzio e poi ci ha dato un grande rotolo di materiali, dove era descritto come condurre la terapia.
Per molti anni ho conservato questi fogli. Forse sono ancora conservati da qualche parte nella mia casa.
Siamo tornati a casa pieni di speranza. Leggevo e seguivo esattamente le istruzioni.
Il trattamento era molto complicato.
Funzionava solo con erbe e un impacco, che andava impastato ogni giorno o al massimo ogni due giorni.
Si fasciavano con l’impacco e con benda le mani, le gambe, la pancia, la testa, ovunque ci fosse attività spasmodica, la mattina, a mezzogiorno e la sera.
Lo si faceva anche alla testa, ricoprendola poi con la plastica e gli asciugamani.
Di notte era un vero orrore perché questo impasto con il calore aumentava.
Bisognava abbinarci anche una dieta particolare. Per ciascuna parte del corpo, nella pasta andavano aggiunte diverse erbe, che variavano negli ingredienti anche in base al giorno.
Chiunque fosse interessato, troverà sicuramente tutte le informazioni in biblioteca, forse anche su Internet, ma non ho controllato.
Mi ricordo bene che in più nella pasta dovevo aggiungere farina di senapa e ippocastani macinati. Tutto era tremendamente complicato, produceva inquinamento e richiedeva molta manodopera.
Inoltre, l’odore di pasta acida è schifoso. Dopo 2-3 mesi non lo sopportavo più.
Il risultato? Non c’era alcun deterioramento. Come se gli spasmi fossero un po’ diminuiti; le erbe avevano sicuramente un effetto calmante e ciò non era male.
Se avete voglia, provatelo.
Il continuo del mio racconto, invece, vi dimostrerà quanto siano importanti le passeggiate e il movimento. Un giorno, per la strada, un camionista da un’altra parte
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