martedì 14 luglio 2020

112 PARALISI CEREBRALE CORAGGIO

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di chiudere attentamente la porta. 
Ho sentito i suoi passi nel corridoio. 
Dopo, pieno silenzio. 
Mia figlia si è calmata e subito si è addormentata. 
Io invece non riuscivo a calmarmi. 
In realtà, lui si è seduto accanto a me, perché mia figlia dormiva all’interno del letto. 
Non ho sentito freddo o il suo odore. 
Quello che guardai tutto il tempo, fu un pezzo di cotone che sporgeva dalla sua bocca. 
Giorni prima di morire, non era riuscito nemmeno a bere acqua, noi allora prendevamo del cotone e gli bagnavamo le labbra e alcune gocce d’acqua scolavano nella bocca paralizzata. Un po’ di quel cotone gli è rimasto in bocca. 
Si vedeva bene, facendomi capire che non era un sonno. Un occhio era aperto, rosso e dolorante per la paralisi... è morto così. 
L’ho visto così anche nella luce della luna piena. Era successo per davvero. 
Allora e ancora adesso penso che mia figlia – sua nipote – con il suo enorme affetto, lo avesse chiamato per dirgli addio. 
I nostri fili malati, i nostri angeli, sono diversi, hanno come dei poteri, e io ci credo... per me, però, è strano anche questo. 
Io sono nata in una valle del fiume Danubio. Ho due lingue materne, rumeno e bulgaro, così parliamo tutti i nati vicino al Danubio là dove erano le antiche città dell’Impero Romano.
 Mio figlio sapeva numerose parole in rumeno. 
A casa, dove mi sono sposata, si parlava solo bulgaro, in rumeno mio marito non conosce nemmeno una parola. 
Vi dico tutto questo per spiegarvi che mia figlia innanzitutto non parla, secondo non conosce nessuna parola in rumeno, ha sempre sentito solo il bulgaro. 
Rumeno e italiano appartengono allo stesso gruppo delle lingue romanze; 
quando sono arrivata in Italia, 
mi sono servite due settimane circa per cominciare a parlare qualcosa in lingua italiano; 
a mio figlio è servito circa un mese per avere qualche soddisfazione; 
mio marito è venuto per mesi ma ha appreso solo buon giorno, buona sera e grazie. 
Mia figlia è arrivata in Italia quando aveva 32 anni. 
A lei non serviva tempo per capire la lingua, lei non parla, ma capisce tutto e reagire adeguatamente. 
Fin dal primo giorno alla Croce Rossa e al centro diurno nessun problema con gli italiani che partecipano con lei: 
capisce e implementa tutto ciò che le serve! 
Ci sono gesti che suggeriscono parole e forse questi gesti le servono per orientarsi. 
Quando la chiedo di fare qualcosa, a volte mi guarda strano e soprattutto non sembra che abbia sentito. 
Cambio lingua, parlo in italiano, sorride e in un minuto fa tutto con precisione. 
A quanto pare, conosce due lingue. 
Quando andiamo estate in vacanza in Bulgaria, questo è il suo coronamento: 
quando ci sono in giro altre persone, lei mi guarda così, come se non capisse quello che dico; 
quando comincio in italiano, lei sorride e guarda contenta... 
“Vedete come sono intelligente?” 
sembra vantarsi senza parole. 
In un incontro con il suo assistente sociale, abbiamo parlato del suo sviluppo, delle competenze e dei suoi progressi e ho scoperto che al centro diurno si comporta diversamente, molto meglio che a casa, 
mostra competenze che noi non sospettiamo nemmeno. 
Chi sono i nostri figli? Angeli? 
Che anime hanno? 
Che percezione possiedono? 
Così è cominciata una storia che forse a molti lettori sembrerà non avere niente a che fare con il nostro problema, ma ciò è vero solo a prima vista. 
Tempo fa ho comprato un DVD, dove si può vedere la vita di un piccolo e giovane Dalai Lama. 
Sono fotografie e video fatti in diversi anni. Comincia con vecchie riprese in cui si vede come i monaci, dopo la morte del vecchio Dalai Lama, girano per il mondo per cercare un piccolo bambino a cui alla nascita è successo qualcosa di straordinario: 
cercavano il neonato nel cui corpo è entrata l’anima del vecchio Dalai 
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